EMOZIONI, MALATTIA E CANCRO

12/04/2012 at 14:13 Lascia un commento

[Olga Luna, Le Mur]

L’analisi dei rapporti tra emozioni e malattia consente di riflettere sulla possibilità che emozioni negative possano effettivamente produrre uno stato di sofferenza fisica all’individuo.

E’ stato ampiamente dimostrato, soprattutto da orientamenti relativamente recenti come l’approccio bio-psico-sociale o quello psiconeuroendocrinoimmunologico, come alcune patologie organiche abbiano una stretta relazione con il contesto socio-culturale e con le emozioni individuali. Molti studi che si collocano soprattutto nel secondo ambito affermano che individui sottoposti a livelli intensi di stress, o con vissuti depressivi frequenti, possono essere considerati a rischio, in quanto una qualità bassa della “vita psichica” influisce negativamente sul sistema immunitario. Tali fattori possono, dunque, influenzare l’insorgere di una malattia e il suo stesso decorso. E’ facile pensare a come questi studi si collochino su una vasta tradizione di credenze per così dire “popolari”, le quali hanno sempre assegnano allo “stress” che la società (soprattutto quella odierna) impone all’individuo ogni genere di potere negativo sulla salute. La “vacanza” per ristabilire il proprio benessere è molto comune nell’immaginario collettivo; già nell’ ‘800, ad esempio, si consigliava ai malati di tubercolosi di trascorrere qualche giorno al mare o in montagna per tentare di ristabilirsi (vigeva la convinzione che la tisi fosse una malattia dovuta alle città umide e malsane).

La sempre più crescente attenzione alla dimensione individuo-qualità della vita fornita da questi due orientamenti, in contrapposizione ad un modello essenzialmente bio-medico, ha contribuito allo sviluppo di approcci che assegnano grande importanza agli interventi di sostegno psicologico che si effettuano su pazienti colpiti da malattie gravi, vero e proprio evento traumatico. Il cancro certamente può essere annoverato tra queste, ponendosi spesso come nuovo evento organizzatore della vita dell’individuo, che necessita di ristrutturare completamente sé stesso e le relazioni con l’ambiente. L’assistenza, specificamente messa a punto dall’approccio psiconcologico, può accompagnare il paziente in questo percorso.

Per quanto riguarda più da vicino la malattia tumorale, è lecito chiedersi se le emozioni possano intervenire, come concausa, nella formazione ed evoluzione di una forma neoplastica. Nella storia di questa patologia possiamo trovare numerosi riferimenti a questa ipotesi. Il medico cinese Zhiang Zi, già nel 360 a.C. la prendeva in considerazione, affermando che <<chi costringe la propria natura soffrirà di ulcere, di tumori o di febbri >>.

Il ruolo che eventi negativi sul piano emozionale possono avere sulla formazione di una malattia neoplastica è stato sottolineato da altri importanti autori. LeShan (1966) e Speciani (1982), hanno messo in luce la presenza, prima della comparsa della malattia, di accadimenti depressivi di grave portata. Si può trattare di separazioni affettive, cambi di lavoro frustranti, stile di vita che è divenuto monotono e apatico. Tali autori sostengono che nelle neoplasie gli istinti verrebbero o completamente negati o da un certo momento esistenziale rimossi. Dopo un tempo più o meno lungo (da 2 a 5 a 10 anni) compare la neoplasia. Scrive Speciani: <<La chiave del mistero è la natura psicosomatica dell’uomoegli è l’unica medicina di se stesso, e che nessuno dei nostri superbi interventi è capace di guarire, ma solo di aiutare l’uomo a farlo>>.

Uno studio più recente di Mariano Bizzarri (1999) ha dimostrato che una grave situazione depressiva può facilitare lo sviluppo tumorale, in quanto sarebbero inibite, a livello neuro immunitario, le funzioni delle cellule Natural Killer, le quali riconoscono e distruggono le cellule tumorali. Si è visto che i parametri immunitari di queste cellule aumentano in condizioni di stress acuto, come se la stimolazione fosse funzionale al recupero del benessere; in condizioni di stress cronico, al contrario, la loro attività diminuisce.

Questi sono solo alcuni degli studi, più importanti, che si collocano in questo filone di ricerca. La discussione in questo ambito, ad ogni modo, è ancora molto aperta.

Stefano D’Alessio

 

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